Il mese di maggio al Centro Ray è dedicato a Matsyendra, uno degli ottantaquattro grandi siddha, “perfetto” termine ampiamente utilizzato nelle religioni e nella cultura indiana. Significa “colui che è realizzato” e si riferisce a maestri che hanno raggiunto un alto grado di perfezione spirituale. Matsyendra è considerato il fondatore dell’ordine Nāth, iniziato presumibilmente intorno all’VIII o IX secolo, una scuola di yogi formata da asceti celibi ritenuti i primi divulgatori dello yoga fisico.
Il mito
Molto tempo fa una coppia di contadini, alla nascita del loro figlio maschio, spesero tutti i risparmi per pagare un astrologo che tracciasse l’oroscopo del bambino. Avendo poco denaro dovettero accontentarsi di un astrologo di basso livello il quale sentenziò che il bimbo era nato sotto infulenze astrali infauste che avrebbero determinato un destino di sofferenza sia per lui che per coloro che lo avrebbero avvicinato. I poveri genitori, angosciati dal responso, decisero di offrire il figlio al sacro Gange per risparmiargli la triste vita che gli era stata predetta. Lo avvolsero con cura nelle fasce e si recarono al tempio dove fecero un’offerta a Siva pregandolo di proteggere l’anima del loro bambino. Poi lo baciarono con amore infinito e lo posarono sull’acqua chiedendo al sacro Gange di prendersi cura di lui. Non appena il piccolo sparì fra le onde, venne inghiottito da un enorme pesce che lo trasportò nel suo stomaco fino a una grotta dove Śiva e Pārvati stavano conversando sull’influenza dei corpi planetari nel destino degli umani.
Pārvati chiese: “O grande dio dimmi: gli uomini sono solo marionette tirate dai fili dei corpi celesti? Non possiedono il libero arbitrio?”. Śiva rispose “O grande dea, certo che ce l’hanno, e lo esercitano in ogni occasione. Sono infatti le azioni che compiono nella vita a determinare il loro destino. Scelgono cosa seminare e cosa raccogliere”.
Il bimbo, chiuso nel pesce colse l’infinita sapienza di quella conversazione e rimase in ascolto, giorno dopo giorno per dodici anni. Imparò le verità dello spirito proprie delle antiche tradizioni, apprese i misteri dello Yoga e tutti gli aspetti della conoscenza spirituale. Quando il suo apprendimento fu compiuto, il pesce divino che lo aveva inghiottito lo riportò in superfice dove rinacque come Matsyendra, Signore dei pesci.
Il grande saggio si dedicò all’insegnamento dello Yoga viaggiando dappertutto, fino ad arrivare nel piccolo villaggio in cui era nato dove tenne un sermone sul destino e sul libero arbitrio, raccomandando di evitare di affidarsi a ciarlatani privi della giusta conoscenza. A quelle parole due contadini scoppiarono a piangere spiegando che avevano sacrificato il loro bambino proprio perché si erano fidati delle previsioni di uno scarso astrologo. Matsyendra capì di avere ritrovato i suoi genitori e disse: “Madre, padre, non avete fatto altro che compiere il vostro destino e aiutarmi a compiere il mio. Sono stato inghiottito da un pesce e portato fino a Śiva per essere istruito. Non affiggetevi, accogliete il grande figlio che il vostro karma ha generato.”