La pratica Yoga di aprile – Interiorizzazione, immobilità e modestia

La pratica yoga del Centro Ray del mese di aprile 2025 sarà dedicata ad una nuova figura mitologica dell’induismo: la tartaruga cosmica Kürma. Simbolo di sostegno, interiorizzazione, immobilità e modestia, non a caso è sempre presente nei templi dedicati a Siva, in quanto rappresenta lo yogi che si ritrae in sé stesso, così come una tartaruga ritrae gli arti nel suo guscio.

La tartaruga è un elemento del processo creativo cosmico, in cui la parte inferiore del carapace simboleggia la terra, quella superiore il cielo mentre il corpo – posto fra le due –  rappresenta l’atmosfera. Nella cosmogonia indiana la tartaruga è l’animale che trasporta la dea Terra Prthivi  e le dee fluviali, in particolare Yamuna, che rappresenta il lento scorrere lento del fiume.

La tartaruga  Kürma è uno dei protagonisti del famoso mito del Frullamento dell’Oceano, secondo il quale il mondo torna a (ri)formarsi mediante il “vortice del mare di latte” seguendo un ciclo eterno di (ri)nascita e distruzione. È un mito che  si trova in molti testi vedici, di cui esistono molte versioni e diverse interpretazioni. Una delle più interessanti considera l’oceano di latte come simbolo della mente umana e del suo inconscio e la frullatura è la pratica yoga che serve per purificare la mente stessa. Da tale operazione fuoriesce sia il nettare dell’immortalità, cioé la consapevolezza spirituale, sia il veleno, cioè i traumi e i condizionamenti psichici che occorre superare.

Il Mito

La storia comincia con l’eterna lotta tra i Deva e gli Asura (gli antidei) che agognano al dominio sui tre mondi. I Deva allora non erano immortali, per questo avevano bisogno dell’Amrta (il nettare dell’immortalità che si trovava dentro il Grande Oceano) per riuscire a sconfiggere i demoni. Per raccogliere questo nettare era necessario frullare l’oceano, impresa grandiosa che poteva riuscire solo se i Deva si fossero alleati con gli Asura. I Deva promisero quindi agli Asura di dividere con loro il nettare in cambio del loro aiuto. Per mescolare l’oceano decisero di usare come bastone monte più alto dell’ universo, il Mandara. L’aquila divina Garuda lo staccò dalla sua sede e lo portò al centro dell’oceano. Väsuki, il re dei serpenti, si avvolse attorno alla montagna per fungere da corda con cui fare ruotare il monte.

Unendo le loro forze la montagna iniziò a ruotare sempre più velocemente ma, essendo instabile la montagna affondava! Allora Vişņu si manifestò sotto forma di tartaruga e si immerse in fondo all’oceano. Poi si ritirò nel guscio, perfettamente immobile offrendo la sua corazza a sostegno della montagna. Väsuki per il grande sforzo vomitò il suo potente veleno rischiando di avvelenare tutto e tutti, per fortuna intervenne Śiva che bevve il veleno ma, su raccomandazione della sua consorte Pārvati, lo trattenne nella sua gola che da allora sarà per sempre di colore blu.

L’Oceano frullato diventò tutto schiuma e latte ed emersero i tesori del mare: Laksmi la dea della salute, della fortuna e della prosperità che prese subito per mano Vişņu diventandone consorte; Vāruņi, dea del vino che inebria, le ninfe divine, Airavata il re degli elefanti e Uccaihśravas, il cavallo primordiale. Poi Surabhi, la Vacca dell’Abbondanza e ancora Pārijāta, l’Albero di Corallo di sorprendente bellezza e infine Dhanvantari, il Medico degli dei, vestito di bianco con una coppa piena di Amrta, il nettare dell’immortalità.

A questo punto  antidei presero con la forza la coppa dell’Amrta, ma Vişņu, assumendo una sublime forma femminile, li ammaliò e recuperando la coppa, la consegnò agli dei che bevvero il nettare. Gli antidei ingannati, scatenarono una furiosa battaglia ma gli dei, forti dopo aver bevuto il nettare, li sconfissero facendoli fuggire nei regni sotterranei.