Con le giornate che si allungano e il sole morbido della primavera a scaldarci le ossa, accogliamo la nuova pratica Yoga del Centro Ray, che questo mese sarà dedicata a un eroe potente e valoroso!
Virabhadra
Virabhadra “Eroe valoroso”, è l’incarnazione vivente dell’ira di Śiva. Il mito che lo riguarda evoca il conflitto fra religione delle città – rappresentata dal Brahamanesimo e dai riti ariani – e l’antica religione del popolo e della natura, rappresentata dal tenebroso dio Rudra che sarà poi “accettato” nel pantheon ortodosso con il nome di Śiva.
Si racconta che quando Sati entrò in età da marito, suo padre Dakṣa organizzò una festa alla quale invitò tutti gli dei e i principi eccetto Śiva considerandolo impuro e non rispettoso dei riti e delle barriere sociali. La speranza era quella di trovare il candidato perfetto tra i presenti, ma la giovane era innamorata proprio di Śiva! Quando arrivò il momento di scegliere, lanciò una ghirlanda di fiori in cielo invocando il nome dell’amato. Il dio apparve di fianco a Sati indossando la ghirlanda che, secondo la tradizione, avrebbe fatto di lui il prescelto. A Daksa non restò altro che rassegnarsi all’idea di cedere la figlia in sposa al tanto odiato Siva.
Tuttavia, dopo il matrimonio, il rapporto tra padre e figlia si incrinò e quando Daksa organizzò un grande sacrificio non invitò né Śiva né Satī. La figlia, addolorata per il suo rifiuto, decise comunque di recarsi al banchetto per affrontare il padre, ma la sua indifferenza la ferì al punto da indurla al suicidio.
Alcune versioni del mito dicono che Satī si lanciò nel fuoco rituale, altre che fu la sua stessa rabbia a farle prendere fuoco. Altre ancora, sostengono che entrò in un profondo stato meditativo e qui morì di sete e fame.
Quando Śiva venne a sapere della morte di Satī, la sua collera fu immensa, si tagliò una ciocca di capelli e la gettò per terra con forza disumana. Da quella ciocca emerse Virabhadra, il guerriero d’acciaio, fiero, muscoloso e dall’aspetto terrificante, con tante braccia e tre occhi, che distrusse ogni cosa e decapitò Daksa. Poi la rabbia di Siva si trasformò in angoscia per la perdita di Satī e, addolcito dal dolore, si recò sul luogo del sacrificio e resuscitò Dakṣa sostituendogli la testa con quella di una capra. Poi, impazzito dal dolore si mise sulle spalle il cadavere di Sati e iniziò a vagare per l’universo; tutta la natura era schiacciata dal dolore del dio. Allora Vişņu per salvare il mondo disintegrò il corpo di Sati disperdendolo sulla terra e i luoghi dove si posarono i suoi resti divennero sacri, così che i devoti della dea avrebbero potuto venerarla per l’eternità. Satī rinascerà come Pārvati, figlia del re delle montagne, Himavat, signore dell’Himalaya.
Esiste anche un’altra versione completamente diversa del mito di Virabhadra, in cui basta una sola goccia del sudore di Śiva per scatenare la furia dell’eroe valoroso… Per conoscerla però dovrete venire al Centro Ray, perché si trova solo nelle dispense riservate ai Soci, in cui compare anche tutta la sequenza degli asana della pratica di marzo! E quindi, ci vediamo al Centro?