HANUMAN: la forza, il coraggio, l’autodisciplina

Fede, possibilità, impegno, saggezza, resistenza: saranno queste le parole chiave che ci accompagneranno durante tutto il mese di dicembre nella nuova pratica Yoga dedicata al dio Hanuman.

Il dio del coraggio, della forza e dell’autodisciplina

Hanuman ha un ruolo centrale nel Rāmāyaṇa il grande poema indiano che si ritiene sia stato scritto nel III secolo a.C..

Hanuman era figlio di una apsaras, ovvero di ninfa, di nome Puñjikasthalā, che a causa di una maledizione rinacque come vanara (donna scimmia) assumendo il nome di Añjanā. La maledizione si sarebbe sciolta solo se avesse partorito un’incarnazione del dio Śiva. Allora Añjanā pregò intensamente Śiva che, colpito da tanta devozione, decise di esaudire il suo desiderio.

Accadde che re Dasaratha celebrò un sacrificio per avere figli e il suo desiderio fu esaudito. Ricevette in dono dagli dei un budino particolare da dividere fra le sue mogli che così generarono Rāma, Lakṣmaṇā, Bhārata e Śatrughna. Una porzione del magico budino però fu presa da Vayu, il dio del vento, che la portò ad Añjanā. Fu così che dopo averlo mangiato Añjanā, diede vita a Hanumān.

Hanuman nacque quindi come vanara, uomo scimmia. Una volta nato Hanuman si dimostrò subito vivace, vorace e curioso tanto che, pensando che il sole potesse essere un frutto, cercò di coglierlo per mangiarlo. Il dio Indra, infuriato per quel gesto, colpì Hanuman con un fulmine scagliandolo a terra e rompendogli la mandibola. Da qui il nome Hanuman, da hanu che in sanscrito significa mascella. Vayu, padre putativo del piccolo, si infuriò e smise di soffiare privando il mondo dell’aria necessaria. Per sanare l’offesa gli dei offrirono doni a Hanuman rendendolo sempre più forte e invincibile, Indra annullò gli effetti del fulmine e allora Vāyu riprese a soffiare.

Hanuman e Rāma

Hanuman incontrò Rāma mentre questi era in esilio, e con il fratello Lakṣmaṇā era alla ricerca di sua moglie Sita, rapita dal re Rākṣasa Rāvaṇa. La loro ricerca li aveva portati nelle vicinanze della montagna Rşyamūka, dove Sugrīva, con i suoi seguaci e amici, si stava nascondendo da suo fratello maggiore Vali, il re vanara che, a causa di una grave incomprensione, lo aveva bandito dal regno, e aveva trattenuto sua moglie come prigioniera nel suo palazzo.

Vedendo arrivare Rāma e Lakṣmaṇā, Sugrīva mandò Hanuman ad accertarsi delle loro identità. Hanuman avvicinò i due fratelli travestito da bramino e le sue prime parole furono così convincenti che Rāma disse a Lakṣmaṇā che nessuno avrebbe potuto parlare in quel modo senza aver padroneggiato i Veda. Quando Rāma rivelò la sua identità, Hanuman gli si prostrò dinanzi e Rāma lo abbracciò caldamente. In seguito, la vita di Hanuman sarebbe stata inestricabilmente legata a quella di Rāma. Hanuman fu artefice di un’amicizia e alleanza tra Rama e Sugrīva, quest’ultimo, grazie all’aiuto di Rāma riguadagnò il suo regno e poi, con Hanuman e il suo esercito di vanara, aiutò Rāma a sconfiggere Rāvaṇa e riabbracciare Sita.

Il quinto libro del Rāmāyaṇa si concentra particolarmente sulle gesta di Hanuman. Eccone alcune:
Nella loro ricerca per Sita, un gruppo di vanara raggiunse le rive del mare del Sud e dinanzi al vasto oceano, cominciarono a lamentarsi di non poter superare l’ostacolo, Hanuman allora ingigantì il suo corpo e attraversò in volo l’oceano arrivando sull’isola di Larkā dove trovò Sita, le rivelò la sua vera identità, rassicurandola e confortandola, ed elevò il suo spirito.


Durante la guerra, quando Lakṣmaṇā fu severamente ferito, Hanuman fu inviato a cogliere il sanjeevani, una potente erba medicinale, per curarlo, ma non riuscì a identificare l’erba, così sollevò l’intera montagna Dronagiri e la portò a Rāma che lo abbracciò, dicendo che Hanuman gli era caro quanto il suo amato fratello.

This entry was posted in News. Bookmark the permalink.

Comments are closed.