Buon 2025 a tutti! Il nuovo anno al Centro Ray inizia fulgido e splendente sotto il segno di Candra, che illumina le nostre notti e ci inebria con la sua luce. Sarà questo l’asana di gennaio, che ci accompagnerà nel mese più freddo e buio dell’anno.
Candra è infatti la personificazione della Luna, il cui nome deriva appunto dal sanscrito scandra, che significa “splendente, fulgido”. Per la sua brillantezza venne paragonato all’oro, a una favilla che arde nel cielo o anche a una coppa traboccante di latte o di pioggia.
Tra le idee cosmologiche più diffuse dell’antico Oriente è quella di un oceano luminoso al di là della volta celeste. Secondo un’antica concezione, gli astri erano dei buchi nel manto celeste, attraverso i quali la luce penetrava nel mondo degli umani.
Ma la luna aveva inoltre una funzione specifica, spesso documentata nella letteratura vedica: quella di generare la pioggia, proveniente dall’oceano celeste. La luna, quindi, è considerata il reggente delle acque e nella mitologia indiana, il Soma viene identificato con la luna. Il Soma era la bevanda inebriante, l’elisir di vita donatore di immortalità, l’ambrosia degli dei amṛtaṛ, che rendeva l’uomo capace di grandi imprese. La luna è vista come il calice della bevanda divina tanto che Soma è il nome frequentemente usato per la luna.
Il mito
Il dio della luna, Candra, affascinante e pieno di luce, vagava per i cieli sul suo carro trainato da un’antilope.
Quando giunse in età da matrimonio si recò da Dakṣaṣ che era in cerca di pretendenti per le sue ventisette
figlie, le ragazze rimasero colpite dal fascino di Candra tanto che ognuna di loro voleva sposarlo. Allora
Dakṣaṣ chiese a Candra di indicare la sua preferita, ma quello rispose che voleva sposarle tutte. Dietro insistenza delle figlie, Dakṣaṣ acconsentì ma fece promettere a Candra che avrebbe avuto le stesse attenzioni per tutte senza trascurarne nessuna, trascorrendo a turno, una notte con ciascuna. Ma quando venne il turno di Rohini, la più giovane e bella, Candra se ne innamorò così tanto che dimenticò tutte le altre. Tutte le sorelle di Rohini andarono a lamentarsi dal padre il quale richiamò Candra alle sue responsabilità e soprattutto alla sua promessa. Ma Candra non volle sentir ragione e allora Dakṣaṣ lo condannò alla consunzione. Giorno dopo giorno Candra cominciò a perdere il suo fulgore, non riusciva più a mangiare e passava tutto il giorno a letto sperando solo di morire. Le mogli, provando tristezza e compassione per la sua condizione, chiesero al padre di annullare la maledizione.
Dakṣaṣ disse che non poteva eliminarla, ma solo modificarla e così fu; per quindici giorni Candra ritornò a splendere diventando sempre più luminoso per poi perdere la luminosità per altri quindici giorni. E da allora la luna cresce e cala nel cielo.