L’Asana di Ottobre: ANANTA

Nel nuovo programma Yoga 2024-2025 intitolato “Asana – Nome e forma attraverso il mito”, la pratica Yoga sarà costruita attorno ad una particolare posizione Yoga che cambierà di mese in mese. Assieme andremo a esplorare la forma di questi asana e il mito da cui traggono origine.

Ananta: abbandono consapevolezza, equilibrio

Nel vuoto che si forma fra una creazione e l’altra, Vişņu dorme adagiato sopra un gigantesco serpente chiamato Ananta, Senza-fine o Śesa, Residuo. “L’universo intero diventa così un immenso oceano, il dio supremo dorme sulle spire del serpente” (Viṣṇu Purāṇa)

Il Mito di Ananta

Ananta era uno dei figli di Kadru, madre di tutti i serpenti, e di Kāśyapa.
Come forse ricorderete, tra Kadru e la sorella Vinata, madre di Garuḍa, correva una accesa rivalità, poiché Ananta e Garuḍa avevano lo stesso padre… Quando Kadru schiavizzò la sorella chiese l’aiuto di tutti i suoi figli, ma Ananta si rifiutò con decisione definendo vile il comportamento della madre. Kadru si arrabbiò così tanto che lo condannò a morire tra le fiamme del sacrificio di re Janamejaya. Intervenne allora Vişņu che lo salvò ricompensandolo con l’onore di diventare il suo giaciglio eterno.


Mentre nella tradizione occidentale in genere si sottolinea l’antagonismo spirituale fra l’uccello e il serpente, nel simbolismo indiano l’opposizione è rigorosamente un’opposizione fra elementi naturali: la forza del sole contro l’energia liquida delle acque della terra. Vişņu sceglie come suoi compagni il migliore tra gli uccelli, la possente aquila Garuda, e il migliore tra i serpenti, Ananta. Egli è connesso con entrambi a sottolineare la sua Assolutezza, l’Essere Divino che tutto contiene e che abbraccia tutte le dicotomie.

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