Secondo la tradizione indiana la danza è una delle ‘attività divine’. Già nel Ṛgveda divinità come Indra, i Marut o gli Asvin sono descritti mentre danzano, e Usas – l’Aurora – è paragonata a una danzatrice adorna di ricchi ornamenti.
Nell’Atharvaveda le Apsaras – ninfe celesti – sono descritte come cortigiane dedite alla musica, al canto, alla recitazione e alla danza. Il loro compito è quello di allietare gli dei, ma anche mettere alla prova i saggi usando le loro arti come strumenti di seduzione e tentazione.Il dio Shiva è Nataraja, Re della Danza; la poetessa Karaikkal Ammayar, vissuta nel VI secolo d.C., dedicò gran parte della sua opera all’aspetto danzante di Shiva, mentre sono del X-XI secolo i magnifici bronzi Chola che rappresentano Shiva mentre esegue la Ananta Tandava (‘La Danza della Beatitudine’).
Il Cidambaram Mahatmya (raccolta di miti e leggende in lingua sanscrita) risalente al XII secolo e successivamente tradotto in lingua Tamil e diffuso con il nome di Koyil Puranam, descrive la Ananta Tandava come la prima danza di Shiva nella foresta di Tillai:
Un giorno Vishnu accompagnò Shiva in una foresta in cui dimoravano dei saggi eretici con le loro mogli. Shiva assunse le sembianze di un giovane e affascinante mendicante per irretire le mogli dei saggi, mentre Vishnu si trasformò in una bellissima fanciulla per tentare i saggi. I più anziani, irritati per l’intrusione, lanciarono le loro maledizioni scagliando frecce contro Shiva e Vishnu, ma queste tornarono indietro senza averli colpiti. Allora i saggi mormorando i mantra più potenti della magia nera, fecero sorgere dal fuoco una tigre feroce che si avventò su Shiva, ma il dio col tocco del suo dito indice la uccise, la scuoiò, e si mise la pelliccia dell’animale sulle spalle. Allora dalle fiamme uscì un enorme serpente, ma il io se lo avvolse intorno al braccio come un braccialetto, quindi si rivelò nella sua vera identità e iniziò a eseguire i passi preliminari della sua danza. Gli eretici fecero sorgere dal fuoco il nano nero Apasmara dalle lunghe zanne, ma Shiva schiacciò il mostro sotto il piede intensificando la sua danza. Gli asceti, esausti, non riuscendo a sconfiggere Shiva, furono colti dal terrore e mentre il ritmo della danza aumentava caddero a terra svenuti. Shiva chiamò a sé la sua consorte Parvati ed eseguì la ‘danza della beatitudine’. Dopo essersi riavuti gli asceti si prostrarono ai suoi piedi e lo riconobbero come loro signore, il dio donò loro l’occhio della saggezza cosicché potessero assistere alla danza con la quale Shiva, schiacciando il nano nero che rappresentava i loro peccati, distruggeva tutte le colpe che essi avevano accumulato. Pieni di gioia gli asceti cominciarono anch’essi a danzare, mentre tutti gli dei accorrevano per rendere omaggio a Shiva che disse:
Lodata da tutti gli dei la mia Ananta Tandava, la danza della perfetta beatitudine, è il sorgere della luna piena dall’immenso oceano della gioia suprema